E allora a noi non rimane che… fare musica.
Viaggio all’interno di una Bologna che vive e mi fa viaggiare.
Fare Musica, ascoltare musica.
Era da tanto tempo che non mi prendevo una serata libera per esplorare gli anfratti di Bologna per andare alla scoperta di tutti quei luoghi pulsanti che non si vedono ma, dove, si respira un’infinita voglia di suonare. Tutto ciò che di più naturale è rimasto in questa nostra epoca folle in cui sembra quasi di vivere momenti di totale annebbiamento (basti pensare a tutti coloro i quali rimangono incollati davanti al televisore in attesa dell’ennesima notizia di strage) fino a vivere momenti di eccessiva ebbrezza nei quali si vive, si ride, si gode e basta.
Io credo che il giusto stia nel mezzo. Rimanere attaccati alla realtà selezionando le notizie giuste per tenere il passo ma al tempo stesso semplicemente vivere. Nelle scorse settimane anche io ho recuperato in fretta.
Bologna di notte ha tanti volti. Esiste la Bologna di Piazza Verdi e Via Zamboni dove i giovani universitari invadono le strade per poi perdersi all’interno di una enorme sfaccettatura di locali dal sapore quasi irlandese, la Bologna del Jazz, quella delle Osterie, il ritrovo in Piazza Maggiore e le lunghe passeggiate per il centro dove perdersi… ecco io amo perdermi all’interno di questa città.
Perdersi per Bologna vuol dire scoprire posti tenuti gelosamente nascosti che, se nessuno ti dice che esistono, tu per anni potresti perderti delle serate di un’atmosfera quasi surreale… ed è così che venerdì scorso mi sono perso ed ho scoperto questo locale Jazz su Via Cartoleria che si chiama Take Five. Entriamo. L’ingresso ricorda nel mio immaginario quei locali degli anni ’30 dove prima si pagava l’ingresso, si ordinava qualcosa da bere e poi si entrava nella sala da concerti aprendo un tendone rosso, dove l’unica cosa che vedevi davanti ai tuoi occhi erano tanti tavolini e la musica.
Ci siamo, superiamo l’ingresso, ordiniamo e ci dirigiamo verso un tavolo in prima fila rimasto incredibilmente vuoto (non è un caso mi dico). Mi guardo intorno ed assaporo questa bellissima atmosfera: nessun telefonino acceso, tutte le persone intente ad ascoltare e tanto buon vino e taglieri tipici sui tavoli. Il mondo per ora può rimanere fuori ed inizio a perdermi tra le note di un Jazz molto tradizionale che spazia liberamente da alcuni brani classici del jazz Manouche, alla grande tradizione del jazz Afro-Americano con Ellington, Shorter, Monk…
In quei momenti il mio pensiero non può non soffermarsi un attimo alla strage di Parigi avvenuta solamente una notte prima. Mi ritrovo ad assaporare musica come gli spettatori del Bataclan, la vita va avanti comunque, nonostante tutto quello che ti succede intorno ed è così che mi torna alla mente un libro bellissimo che ho letto lo scorso anno, si chiama Venuto al Mondo di Margaret Mazzantini; questa mia situazione mi ricorda perfettamente una parte del libro in cui la protagonista racconta il dualismo del mondo, dove da un lato si svolgeva un vero massacro (quello dell’assedio a Sarajevo) e dall’altro la gente continuava a vivere la propria vita romana fatta di cene e aperitivi con una leggerezza a tratti disarmante… ed allora mi chiedo “Qual è la cosa giusta da fare o da pensare?”
E’ molto difficile trovare una risposta ma cercherò di giungere ad una conclusione. Io credo fortemente che la nostra vita sia un viaggio paradossale che ci siamo scelti ancor prima di nascere e siamo qui per svolgere un compito, per elevare la nostra anima; detto ciò non credo esista il giusto atteggiamento verso i fatti che ti accadono intorno ma deve esistere la giusta consapevolezza nel comprendere che ci sono fatti e vicende che sono ben al di sopra di noi e per i quali, spesso, non possiamo quasi fare nulla se non, cercare di smettere di autoalimentare tutta questa situazione di terrore e odio che vedo crescere sempre di più intorno a me.
Odio porterà sempre altro odio. Su questo non possiamo assolutamente discutere. Ed allora come possiamo smettere di autoalimentare questa situazione di terrore? E’ semplice. Cerchiamo la felicità all’interno di noi stessi, cerchiamo nelle cose che ci fanno stare bene e spegniamo quel mondo passivo che ci viene propinato ogni giorno come se fosse la verità assoluta da perseguire.
Il mondo passivo di cui parlo è composto principalmente dai media che nutrono la nostra sete di sapere composta spesso da fatti del tutto marginali dei quali non sapremo mai la verità assoluta perché quasi non esiste. Quante volte siamo riusciti ad affermare di sapere al 100% quello che è successo dietro un episodio di cronaca od un avvenimento storico? Credo mai. Provate a pensarci. Con questo non voglio assolutamente dire che tutti i giornalisti del mondo sono dei ciarlatani ma che sarebbe molto meglio iniziare ad affrontare la vita con una grande dose di positività che è tutto ciò che di più necessitiamo in un periodo storico in cui vogliono farci credere che esista una crisi che si è materializzata magicamente e sta mangiando tutto il nostro futuro. La crisi esiste, è davanti ai nostri occhi, ma la crisi è la conseguenza di una grande perdita umana della nostra natura.
Da esseri umani grandi illuminati della storia ci siamo trasformati in avidi consumatori che trovano soddisfazione quasi solamente all’interno del materialismo più estremo e nell’affogare le proprie giornate davanti allo schermo di uno Smartphone: siamo gli zombie dei film anni ’80 materializzati ed impauriti.
Intorno a noi vive un mondo stupendo e tutto da scoprire e nemmeno ce ne rendiamo conto.
Alcuni potrebbero guardarmi ed affermare che è semplice parlare così mentre si vive “al sicuro” nelle nostre città d’Occidente. Credo non sia affatto così. Nessuno è “al sicuro”, mai. E’ la nostra percezione del mondo che ci rende tali ma qui dovrei addentrarmi all’interno di un discorso che potrebbe spaziare dalla fisica quantistica alla crescita personale e non sono di certo io la persona adatta, il mio scopo è solamente quello di lanciare una riflessione ed il mio punto di vista.
Io credo fortemente nell’esistenza di una coscienza collettiva che viene influenzata da tutto quello che succede nel mondo. Non a caso avvenimenti tipo le stragi di Parigi provocano uno stato di ansia e di paura mai visto prima ed un’innalzamento del livello di immobilismo pazzesco. Sento dire da tante persone di viaggi annullati, rimandati etc… è proprio questo l’atteggiamento errato di cui parlavo prima. Così vincono l’odio e la paura. L’atteggiamento migliore è continuare a vivere con positività e condividere l’amore con gli altri.
Tutto questo potrebbe convogliare la nostra coscienza collettiva verso una stato di felicità comune. Mi ritenete un folle? Provate a pensare alle persone con le quali vi piace passare maggiormente il vostro tempo: preferite passare le vostre giornate con persone sempre depresse e che si lamentano oppure con persone positive con le quali si vive e si ringrazia per la vita che abbiamo ricevuto? Io ho sempre scelto la seconda. Se non l’avete mai fatto, provate a farlo e vedrete quanto cambierà anche la vostra vita e di riflesso quella degli altri.
Arrivati a questo punto trovare una conclusione non è semplice. Siamo partiti dalla musica, siamo passati attraverso i ricordi di un libro ed abbiamo riflettuto su un fatto recente. Quindi ci siamo quasi persi giusto? Ricordate Bologna, quella dove io mi perdo spesso?
Ecco, io vi invito a provare a fare tutto questo. Provate a perdervi. Lasciate la vostra posizione di comodo che vi fa sentire così “sicuri” e provate a perdervi. Allora potrete capire il mio punto di vista (e quello di tanti altri come me), su un mondo che ho iniziato a scoprire un pezzo dopo l’altro grazie alla musica.
Si chiude il sipario. Il contrabbasso si adagia delicatamente sul palco e scambia due chiacchiere con la chitarra ed il sax del T-Jam trio mentre assaporano il lento fluire di questa energia che tutto unisce e nulla separa: la musica.
DeLord
Vi lascio alcuni link per approfondire:
Take Five Bologna: http://www.takefivebologna.it/
Libro Venuto al Mondo:
Jazz Manouche: