Un caffè con Brahms e Corrado Augias: l’evento raccontato da Christian DeLord
Martedì 22 Luglio alle 21,15 ai Giardini al CUBO l’affiatata coppia composta da Corrado Augias e dal Maestro Guseppe Fausto Modugno, prosegue il racconto della vita e delle opere dei grandi protagonisti della storia della musica europea. Il secondo appuntamento ha come protagonista Johannes Brahms, il compositore tedesco autore di alcune pagine pianistiche più appassionanti dell’Ottocento.
Ecco il mio racconto.
Era una sera come tante qui a Bologna. Una tranquilla cena in terrazza allietata da un vento leggero ma rinfrescante, il tutto condito con il vociare dei ragazzi nel parco sottostante che inseguono un’estate che tarda ad essere estate…quella sera, dopo cena, avevo fissato un incontro con il sig. Brahms, non potevo assolutamente tardare.
Esco. Il posto non è poi così lontano da casa mia, lo raggiungo in un attimo. Mi guardo intorno alla ricerca di questo signore molto barbuto senza fortuna quando ecco che, ad un tratto, lo vedo seduto in fondo ai giardini al cubo qui all’Unipol. Sta intrattenendo una conversazione con il famoso giornalista Corrado Augias che lo presenterà al pubblico bolognese accorso numeroso per conoscere la musica del maestro Brahms.
Mi faccio spazio tra la gente e cerco di avvicinarmi il più possibile per cercare di ascoltare a modo e magari riuscire a strappare qualche domanda. L’atmosfera è molto tranquilla e rilassata ma c’è una marea di gente. Le sedie sono tutte occupate e addirittura ci sono persone adagiate nel prato. Una scena quasi surreale mi viene da pensare… riesco ad avvicinarmi e finalmente a stringergli la mano. Si ricorda di avermi promesso un caffè e ci concediamo quei dieci minuti per fare due chiacchiere.
Il tempo di farmi raccontare come si trova a Bologna che è già tempo di alzarsi e godersi il concerto di questa sera. Ci salutiamo e scompare. Mi rendo conto di essere entrato in un qualche universo parallelo ed aver discusso con un compositore ormai passato miglior vita da un secolo…sorrido e decido anche io di adagiarmi nell’erba per lasciarmi trasportare in questo mondo di musica che non avevo mai sentito prima.
Ed è così che scopro che Brahms era solito venire a Bologna. In particolare viene ricordato il viaggio del maggio 1888, un viaggio particolarmente importante per Brahms, che seguì di poco — e forse ne fu una specie di liberazione — la decisione di una duplice resa: rinunciare a comporre un’opera e a sposarsi. Iniziato quasi simbolicamente il giorno del suo cinquantacinquesimo compleanno, il 7 maggio 1888, quel viaggio aveva come meta principale Bologna, dove si annunciava, tra i festeggiamenti per l’ottavo centenario dell’Università, una esposizione musicale internazionale; occasione più unica che rara per passare in rassegna un incredibile assortimento di tipi e di ceti sociali in cui un viaggiatore di solito non si imbatte: coppia reale in testa.
Continuando scopro che era un compositore molto meticoloso, paziente ed esigente in tutto ciò che faceva e per buona parte della sua vita si è dovuto confrontare con i giganti dell’epoca quali Beethoven e Wagner. Ha descritto con largo anticipo, l’arrivo della decadenza dei primi del novecento che sarebbe poi sfociata nei due conflitti mondiali. Mi ha colpito molto l’affermazione “In realtà l’arte è frutto di tempi lunghi, non è una concezione immediata. L’ispirazione conta ma è solo il 10% di una composizione, tutto il resto è sudore e dedizione.”
Mentre ascolto i brani presentati, mi rendo conto di averli ascoltati inconsciamente non so quante volte…e meno male che oggi abbiamo un’applicazione come Shazam che ci permette di scoprire di chi è la musica che stiamo ascoltando, altrimenti mi troverei sempre nella medesima situazione: ascoltare bella musica senza poter sapere chi sia il compositore.
Perché fa le variazioni? (chiede Corrado Augias)
È una ricerca minuziosa di brahms quella sulle variazioni dove ci dice andiamo a fondo sul messaggio musicale dell’uomo europeo. Variare significa prendere una melodia variarla e portarla totalmente da un altro punto di vista, lui inizia da lì e pian piano elaborando, partendo dalla matrice della melodia, sviluppa un altro brano variando quello originale. Ed è ad esempio tutto il contrario di quello che faceva mozart che invece tendeva a nascondere la matrice della melodia e a lasciarla cosi com’era.
Il suo motto era: “signori bisogna lavorare sulle cose, bisogna avere pazienza ed bisogna saper aspettare per godere di tutta la creazione nel processo di costruzione di un brano.”
La serata continua ed è un flusso continuo di informazioni. A questo smetto di prendere appunti. Voglio godermi il suono e soprattutto questo concetto sulle variazioni a me sconosciuto…anche se suono il piano, non ho mai studiato nulla del mondo classico. Niente. E questo è una grave perdita alla quale cerco di porre rimedio, poco alla volta…
Rientro a casa e del mio incontro con Brahms mi segno due cose. La prima è un mio resoconto sul personaggio e la seconda è il brano che più mi ha colpito. Eccoli qui, entrambi. Buonanotte…
Brahms aveva due facce: la dolcezza infinita ed una magnificenza incredibile. Le sue sinfonie erano mastondotiche.