Ciao Christian, benvenuto su Music Reviews 2.0. Leggendo la tuo biografia si vede che hai avuto un interesse particolare per la musica fin quand’eri veramente piccolo. Questa tua passione ti ha portato ad oggi con l’uscita del tuo primo libro “Sognare” accompagnato da un cd di 5 tracce. Di cosa parla questo libro e da dove nasce quel bisogno di scrivere una sorta di “soundtrack”?
Si, la mia passione nasce fin da quando ero piccolo…mi ricordo ancora un episodio “strano” della mia vita : avevo 6 anni e i miei genitori mi portarono ad una di quelle classiche audizioni in cui selezionano alcuni bambini per pubblicità di giocattoli; finita l’audizione mi ricordo che mi portarono in una stanza dove come “ricompensa” potevo scegliere il giocattolo che volevo ( e c’era una montagna di giochi ! ). Beh, non chiedetemi come, ma in mezzo a tutta quella montagna scelsi una tastierina a 2 scale grande al massimo 30 cm e ne andavo così fiero che ci dormivo anche assieme!! Ancora oggi credo che quello possa definirsi come il mio incontro con la musica. Per quanto riguarda il libro, è un percorso introspettivo alla ricerca di noi stessi, viaggiando, a volte, in un periodo molto particolare della mia vita e attraverso le storie delle persone comuni. Tutto il libro immedesima il lettore, attraverso la poesia “a getto” come la chiamo io, in storie di vita già vissute, comuni a moltissimi di voi. Se dovessi riassumere il tutto, suggerirei questo filone cronologico : Solitudine, Sogno, Amore. Racconta la storia di un periodo che inizia con la consapevolezza di essere soli e dover ricominciare da zero, esplorando la nostra anima più profonda alla ricerca di noi stessi. La chiave di tutto il libro è l’amore, grazie al quale riusciamo a gettare la maschera dell’apparenza e torniamo liberi di essere noi stessi, abbandonando il binario della falsità dettato dal volere appartenere alla società media. Parallelamente nasceva in me la voglia di comunicare tutto questo anche in musica, attraverso la semplicità di poche note di un pianoforte…e da lì ho cominciato a comporre brani cercando di immedesimarmi nelle situazioni per renderle vere attraverso il linguaggio musicale, lasciando l’ascoltare la pura immaginazione nel fare suo ogni brano, renderlo unico.
Cosa riguardo al tuo pseudonimo DeLord? È questo il “nickname” che utilizzi quando scrivi…
Decisi di utilizzare questo nome in quanto quando avevo 16 anni facevo parte di una cover band dei deep-purple e da lì tutti iniziarono ad affibbiarmi il titolo di “lord”, ripreso dal tastierista dei Deep Purple ( John Lord ). Successivamente, un episodio strano mi portò all’utilizzo di questo nome. Nel 2007 mi esibì per la prima volta come pianista solista ad una data in un paese dove abito io e sulla locandina scrissero “DeLord”, storpiando la versione inglese del termine…da quel giorno decisi di utilizzare quel nome, che rappresenta anche le due parti che sono racchiuse in mè : la parte seria e la parte più pazza. Difatti il lord rappresenta la serietà e la classe, ma la storpiatura iniziale “De” ne unisce l’altra parte più pazza del mio essere. Direi di essere molto complicato e difficile da comprendere, a volte combino cose delle quali nemmeno io mi capacito ma le accetto come fossero la normalità; fa parte del mio essere, d’altronde da un acquario ci si può aspettare di tutto. Tutto ciò fa parte del personaggio, che si rispecchia eclettico, alla mano, con eleganza, indossa scarpe di colore diverso e non ci vede nulla di strano ( è una moda anni 90? Benissimo, beato chi l’ha inventata !! A me semplicemente piace indossare le scarpe a quel modo ). Dal palco il mio personaggio è solito regalare rose come gesto di romanticismo, che fa parte anch’esso del lord.
Nel 2004 entri in un circolo musicale per apprendere la teoria del piano per poi interrompere e riprendere nel 2009. Cosa è successo in quel periodo? Cosa ti ha spinto nel proseguire con la tua musica?
Purtroppo in quel periodo alcune vicende familiari mi hanno portato ad allontanarmi dalla musica e ho dovuto, mio malgrado, interrompere gli studi e continuare da auto-didatta fino a quando nel settembre 2009 l’incontro con il maestro Alessandro Lunati, riaccende in me quella luce che avevo messo da parte. Un altro dei motivi che mi ha spinto a proseguire con la musica è stata la voglia di rivincita contro tutto che è accaduto in quel periodo; un modo per dimostrare che nulla poteva impedirmi di inseguire il mio sogno: Nulla poteva impedirmi di sentirmi realizzato facendo ciò che amo di più : emozionarmi per emozionare. Mi sono guardato dentro e ho ritrovato la luce, la mia guida spirituale che mi ha portato fino a qui e mi sorregge sempre.
Quali sono state le tue influenze musicali?
In primis Keith Jarret. Il mio insegnante di Inglese nel 2003 mi regalò “The Koln Concert”. Per me fu una scoperta, non avevo mai sentito nulla di simile… e comunque all’epoca ero ancora nel periodo “Tastierista Rock band” 😉 Da quel momento iniziai ad esplorare a poco a poco altri artisti, tra i quali : Ludovico Einaudi, Philip Glass, Micheal Nyman, Yann Tersen. Ho passato anche un piccolo periodo Jazz in cui Herbie Hancock la fece da padrone 😀 Se devo definire comunque ciò che maggiormente mi ha influenzato : il sound di Einaudi e Nyman.
Il brano che più rappresenta il tuo sound?
Tra quelli editi che potete trovare su iTunes, sicuramente “Incompreso”. E’ un brano molto personale e racconta molto di me e de mio mondo dove solo pochi possono capirmi …
Uno degli album che più ti affascina, in questo momento, da consigliare ai lettori?
Sicuramente l’ultimo album di Einaudi “Nightbook”. E’ da tempo che seguo Einaudi, ma in quest’album sento che la sperimentazione musicale è cresciuta ancora di più.
Nel futuro di DeLord?
Nel futuro di DeLord ci sono tantissime cose che bollono in pentola : prosegue il tour estivo e proprio in queste settimane sto lavorando al mio primo videoclip con una casa di video-produzione della provincia di Modena; nei mesi di luglio e agosto procederò con le incisioni del mio primo album solista e sto pianificando le date del prossimo tour invernale…
Music Reviews 2.0, come sai, dà un occhio particolare ai gruppi emergenti. Un tuo consiglio a chi è proprio alle prime armi?
Un consiglio che vorrei dare è quello di essere se stessi al 100%, di cercare di essere veri. Negli ultimi anni ho fatto scelte ed errori non dettati dalla mia volontà che mi hanno portato ad allontanarmi da questo concetto per me fondamentale, e proprio per questo non voglio che artisti emergenti si possano trovare a cadere negli stessi errori.
Fonte musicreview