Philip Glass: “Gli studi al piano, il lavoro per cui mi ricorderete”
Recensione concerto: Philip Glass compositore americano, ha eseguito al Teatro Regio di Parma “The complete piano etudes” per il Barezzi Festival
Non ero mai stato al Teatro Regio di Parma. Questo è un dato di fatto. Ma non ho mai ascoltato dal vivo nemmeno il compositore statunitense Philip Glass.
Questa sera ho scelto di assistere all’esecuzione delle sue celebri “Etudes for piano” , assieme a Glass ci saranno anche i pianisti Maki Namekawa e Roberto Esposito. Prima di venire qui in Teatro, mi sono visto alcuni video delle esecuzioni della pianista Maki Namekawa che vi consiglio di ascoltare.
In questa recensione voglio condividere con te le emozioni che ho provato durante il concerto, la tracklist in ordine di esecuzione, alcuni dischi da ascoltare ed inoltre una mini intervista che ho girato con Glass durante il Meet&Greet. Lascio i link in fondo all’articolo 😉
Ringrazio il fotografo Roberto Ricci per la gentile concessione delle foto pubblicate su questo articolo.
Philip Glass è uno dei pianisti e compositori viventi posizionato al numero 9 della Top 100 dei geni viventi stilata nel 2007 dalla rivista inglese “The Telegraph“.
Ho avuto la possibilità di incontrarlo di persona ad un aperitivo riservato a poche persone prima del concerto ed è stato qualcosa di inaspettato; ho avuto davanti a me una persona completamente a disposizione, aperta ed entusiasta di scambiare due chiacchiere.
Ma ora iniziamo, si entra in Teatro.
Il teatro è gremito. Entro 15 minuti prima dell’inizio, ad aspettarmi trovo il posto riservato in platea centrale dal quale la visuale è ottima. Non potevo chiedere di meglio. Intorno a me è tutto un vociare, uno scambio di saluti tra, ipotizzo, abituali frequentatori di questo teatro.
Ed ecco che lentamente le luci si abbassano, le voci si fanno silenzio ed attendono il suo ingresso: Philip glass entra sul palco, un cenno di saluto verso il pubblico e rompe il silenzio eseguendo “Etudes 1” . Chiudo gli occhi e vengo rapito da questa musica che fino ad ora avevo solamente potuto ammirare tramite un paio di ottime cuffie e mai dal vivo.
Le emozioni che mi attraversano sono molteplici: penso a dove siamo, al mondo che abbiamo rinchiuso fuori da qui, tutta la musica che ancora dovrà venire fuori da quei tasti e mi immergo in un’infinità di note perfette e penetranti al punto tale che, avverto un aumento del battito cardiaco che si sincronizza con questo ritmo che attraversa tutta la sala ed immagino si salpare su una nave che lentamente mi porta verso nuovi orizzonti…
Sul palco è un susseguirsi di suoni perfetti. Uno dietro l’altro si insinuano dentro di me e lasciano fuoriuscire le emozioni ed i sogni; è una musica che fa viaggiare tanto. Rimango esterrefatto dalla bravura degli altri pianisti che questa sera stanno eseguendo le “20 Etudes”, ed in particolare vengo rapito dalla perfezione della pianista Maki Namekawa che sembra quasi volteggiare nell’aria da quanto le sue dita dirigono questa sinfonia di note che ci avvolge.
Ora è il momento del ritorno di glass sul palco, prima della pausa tra le due esecuzioni. Ci avvisa che eseguirà le“Etudes 9 e 10” poi dopo la pausa ci introdurrà alle restanti.
In particolare le“Etudes 9 e 10” sono ipnotiche, catturano e fanno subito viaggiare la mente verso luoghi lontani ed inesplorati oppure sembrano quasi rappresentare un viaggio di sola andata all’interno del nostro corpo, un multi verso di connessioni e disconnessioni continue. Sembra quasi che Glass voglia portarci fin nel profondo della nostra anima a leggere chi siamo, perché siamo qui e dove andremo… In luoghi dove l’immaginazione è infinita e lascia ampio spazio alle nostre libertà.
Pausa.
Il teatro è gremito. Durante questa pausa mi rendo veramente conto di quante persone ci siano questa sera ad assistere a questo concerto unico in Italia. D’altro canto non sono mai stato qui… Scambio due chiacchiere con alcuni dei presenti e scopro che ci sono persone arrivate addirittura da Roma per sentire Glass dal vivo.
Girovago un altro po’ nella hall, mi guardo intorno ed osservo questa energia impalpabile che ha lasciato tutti stupiti di fronte a questa musica così immensa che tocca le corde dell’anima. Penso sia uno degli aspetti più belli di essere un compositore: sapere che chiunque ascolterà le tue composizioni al pianoforte, un giorno, potrà provare le tue stesse emozioni oppure viverne di nuove. Vivere le proprie. Rientro, tra poco inizia la seconda parte.
Le luci si abbassano, flebili, ed ecco che ricompare Glass ad annunciare cosa sentiremo in questa seconda parte di concerto. Un breve commento e si inizia.
I pianisti si avvicendano sul palco senza sosta e con una leggiadria impeccabile. Torniamo subito immersi in quel luogo dove è possibile viaggiare alla scoperta di nuovi orizzonti mai immaginati fin’ora: la nostra anima. L’atmosfera all’interno del teatro è palpabile, piena ammirazione ed alienazione per questa musica così eterna. Ed è così che continuiamo a navigare su queste acque tranquille ma, a volte anche agitate, che ci portano fino a destinazione dopo averci trasportato su di un’altra dimensione ad intrattenere un elegante dialogo con la nostra anima, tutto ciò che siamo stati e saremo. Convinti che potremo diventare tutto ciò che abbiamo sempre voluto.
Il concerto si conclude. Il pubblico è in visibilio, standing ovation per queste esecuzioni eccelse. Rimango ancora un pò in osservazione, ad ascoltare tutto quello che questo concerto mi ha lasciato dentro ed a chiedermi cosa mi porterò a casa questa sera durante il tragitto di ritorno verso il mondo reale…
Un abbraccio,
DELORD
Vi lascio alcuni link per approfondire:
Il concetto che mi porto a casa stasera è:
“Credo che il mondo sia migliore oggi di quando iniziai io a fare il compositore. Internet oggi ha cambiato le regole ma rimane sempre una certezza: continua ad avere passione nel sogno in cui credi, ed esso ti porterà lontano.” credo sia questa la frase che riassume questo concerto ed il messaggio che Philip Glass mi ha lasciato durante la mini-intervista che sono riuscito a fargli”
Buonanotte Parma.
Ho sempre sognato di poter scrivere liberamente di musica. L’articolo che hai appena letto rientra nel mio progetto che ho chiamato menomasia (unione delle parole meno male così sia); menomasia non è solo una rubrica musicale, ma è un racconto estemporaneo di ciò che la musica e l’arte trasmettono e di come senza di esse questo mondo non sarebbe così pieno di vita.
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