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Estratto dell’intervista per About Magazine rilasciata a Maggio 2021.

In questi ultimi mesi ho potuto finalmente ri-vivere alcuni momenti, esperienze e viaggi interiori dopo un periodo di studio e scoperta. Come molti, anch’io ho approfittato dell’inverno per riflettere e, da creativo
“Poliedrico, eclettico, versatile, sfaccettato…” quale sono stato definito, non potevo che dar sfogo a questi pensieri nei miei progetti. 

Ecco da dove è nato “L’Essenza” ad esempio, l’ultimo disco di piano solo che racchiude ciò che ho scoperto essere davvero l’essenziale per me; rilasciato da pochi mesi, ha raggiunto l’intimità di molti di voi e ne sono molto felice.

-> Ascolta l’essenza

Tuttavia, non posso definirmi soltanto come “musicista”: ho altri lati di me a cui dare voce. Nel farlo, ho incontrato “About”. Sara Santori di About ha capito subito il mio essere “poliedrico”, approfondendo uno dei miei progetti creativi in un’intervista alla scoperta dei tanti volti della creatività, spesso difficili da definire. Ecco perché la sua prima domanda è stata: Non voglio chiederti di definirti, ma se oggi dovessi raccontare chi sei, cosa diresti?

Non potevo che rispondere con le tre parole che dico sempre: sono un creativo, un compositore e uno scrittore. Sicuramente più immediate di ciò che in realtà si potrebbe racchiudere nel concetto di “ multidisciplinare” o “multi-potenziale”. Il fil rouge che tiene insieme tutto rimane sempre la creatività, l’unica parola chiave.

Ho raccontato a Sara che in Italia mi sono sentito solo qualche anno fa (da questa solitudine nacque poi il brano “Incompreso”): essere multidisciplinari in Italia spesso non viene compreso e sembra quasi un modo per non fare niente, mentre all’estero è più comune di quanto pensiamo. 

Tante volte ho ricevuto commenti come: “questo vuol fare tutto” oppure “ma cosa fa questo nella vita?”.

Per anni è stato difficile per me riconoscerlo e accettarlo, tenevo separate le mie varie attività ma ora tutto si è fuso. DeLord è al tempo stesso un creativo, un compositore e uno scrittore. Non nascondo più le mie diverse passioni e sempre più spesso mi capita che questo sia il motivo per cui vengo chiamato per progetti e collaborazioni.

Uno dei progetti che più si è prestato a collaborazioni è VETA, ed About si è mostrato interessato alla sua particolarità.

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VETA, allestimento per l’evento BDAY2020 per Ekis.

Ecco un estratto dall’intervista di About Magazine.

Il progetto VETA Light inizia nel 2014, Christian mi racconta che è una riflessione sulla memoria storica che stiamo perdendo, «i televisori che utilizzo sono oggetti iconici di un passato da preservare, un veicolo per ricordarci da dove veniamo e per guardare meglio al futuro».”

Concretamente, ciò che ha portato alla creazione di tale opera è stato il voler svuotare l’oggetto dal significato originale e dargliene uno nuovo: trasmettere le emozioni comunicate dai colori alle persone e agli ambienti.
Secondo i principi della cromoterapia, infatti, i colori influenzano il nostro modo di percepire ciò che ci circonda e le emozioni che ci attraversano.

VETA racchiude diversi aspetti, obiettivi e potenzialità che forse nemmeno io avevo riconosciuto alla sua nascita. Ecco perché Sara tiene a chiedermi proprio da dove fosse nato questo progetto. La risposta in realtà è molto semplice: avevo in casa 30 televisori vintage, che collezionavo come oggetti che designer avevano reso unici ma senza sapere nemmeno io il vero perché mi attirassero cosi tanto, “forse l’universo mi stava inviando un messaggio per arrivare a questo progetto”. 

Quasi per gioco, infatti, un giorno decisi di aprire uno dei televisori e “giocare” con materiali, luci ed oggetti per dargli una nuova vita. Ecco cos’è VETA un nuovo destino del design, un nuovo paradosso di consumo e design che ribalta le logiche dell’oggetto originario.

Cos’hanno di speciale questi oggetti, ti starai chiedendo. Anche About ne è stato curioso, chiedendomi “Scegli apparecchi particolari?”

Il filo conduttore sono gli anni ’60 e ’70, televisori piccoli trasportabili, come quelli che si usavano da picnic, o televisori di media grandezza. Quelli grandi invece li ricerco solo in legno, anni ’50 e ’60. Anni che mi colpiscono molto per la loro unicità. Oggi mi sembra tutto più omologato, penso ad esempio agli smartphone, non ci sono molte differenze tra gli uni e gli altri. Sei d’accordo?

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Photo by Lucrezia Carnelos on Unsplash

Progetti d’autore: VETA ed il paradosso dell’arte creativa, oggi trovano il loro spazio.

Proprio per questa omologazione, allora, dove possono essere mostrate le luci e particolarità di VETA? 

“Christian – racconta Sara su About – ha utilizzato le lampade TV VETA durante i suoi concerti in teatro, durante i quali abbinava i colori alla musica, scegliendo un colore unico o delle sfumature per rappresentare l’emozione racchiusa all’interno di quel brano.”

Per me ogni colore esprime uno stato dell’anima e non c’è mezzo migliore per parlare con essa della musica.
Il concerto è un momento di meditazione collettiva, nel quale facciamo musica insieme. Si attivano livelli di percezione diversi: se si lavora solo sulla musica si interagisce sul livello dell’ascolto; aggiungendo il colore ho notato che le persone andavano oltre la musica.

Ma non solo, le VETA Lights sono state presentate anche al Salone del Mobile 2016, alla Bologna Design Week 2018 e 2019, ed un allestimento per Artefiera 2020, oltre ad eventi ed allestimenti privati. 

“Durante le mostre i visitatori hanno a disposizione un telecomando per provare i diversi effetti del colore sulle emozioni e sullo spazio che li circonda.” 

Questa possibilità in realtà ha molti più effetti di quel che potrebbe sembrare, racchiudendo l’obiettivo ultimo di VETA. Infatti, “VETA” stesso non è che un acronimo che racchiude gli elementi chiave: Video- Emotion – Time – Audience. Nelle mie mani è rimasto l’elemento Audio, le emozioni sono diventate colore, il tempo è la memoria, l’audience ora si riferisce alla trasmissione delle emozioni, non alla massa.

Forse avrai notato, come Sara, che “Il tema delle emozioni torna spesso”. Ed è così. Ricordo ciò che mi è stato detto durante un dei miei concerti più recenti: “la tua musica va oltre il percepibile“. Suonando musica strumentale col pianoforte lavoro molto sulle emozioni, per trasmettere un significato attraverso il suono ed il riuscirci, su me stesso e su gli altri, è ciò che mi spinge a proseguire nel mio percorso.

Le emozioni sono sempre state la parte centrale. Sono sempre parti di te, specialmente quelle che ti fanno paura. Riuscire a farlo  è una cosa che io stesso ho accettato solo negli ultimi anni. 

La sfida è quella di tirare fuori le nostre unicità. Spesso cresciamo con degli idoli ai quali aspiriamo, senza capire che essere famoso non equivale a essere una persona di successo. Se col tuo progetto hai cambiato la vita a 100 persone, quello è il tuo successo. Quando avrò 100 anni, voglio che rimanga qualcosa di utile alla comunità di domani.

Dedicare energie e tempo a qualcosa che ami, ti fa bene e fa bene al prossimo, permette una produzione serena anche in momenti complicati. Basti pensare che in quest’inverno, ho approfittato della situazione per scrivere quasi 3 album e mettermi avanti con la realizzazione di pezzi della collezione VETA, passando da 20 a 50 opere luminose, in vista di alcune installazioni in fase di progettazione per il 2022 e 2023.

 Ma qual è la vera casa di VETA, dove vedo la sua anima? Perché questo progetto? 

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VETA, allestimento per l’evento BDAY2020 per Ekis.

About indaga, chiedendomi: “Se potessi scegliere un altro luogo per una tua opera? Chi vorresti che avesse una lampada VETA?”

«David Bowie, sicuramente. E potrei dire magari New York, dove il vintage è molto apprezzato ed al Tate Museum di Londra»

Ma la verità è un’altra. Il posto che sogno per VETA è in un parco pubblico, dove ogni persona possa fare un bagno di colore. Vorrei un progetto il più diffuso possibile, per uno scopo anche sociale, vorrei che non fosse un oggetto per pochi ma da allargare a tutti.

Il progetto della Tate può sembrare presuntuoso, ma è un’istituzione conosciuta a livello mondiale e so quanto un’opera può essere amplificata se fa del bene, è quello il bello.

Una prova ne è la musica, capace di cose bellissime. Ad esempio, in Messico, una ragazza aveva deciso che avrebbe sposato l’uomo che avrebbe dovuto suonare un mio brano. Conosce un ragazzo, uno sportivo, che non aveva mai suonato il piano. Lui si mette a studiare e le fa la proposta di matrimonio suonandole un mio pezzo. Dopo il matrimonio sono venuti in Italia e li ho conosciuti. Ho raccontato questa storia sul Sole24ore per Graziano Origa.

Questo è il successo per me, vedo la felicità negli altri e sono felice. Questo è lo scopo. La voglia di fare del bene».

Vieni a scoprire le mie opere luminose presso InnoBrain Studio, in via Michelino 93/2, Bologna.

Intervista completa visibile a questo link.

Christian DeLord

Author Christian DeLord

Mi chiamo Christian Carlino, in arte DeLord, classe 1985. Pianista, compositore e creativo dall’animo pop ma con innata la voglia di imparare e formulare sempre nuove idee. La libertà di espressione fa parte del mio modo di essere e trova forma nelle mie passioni.

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